Archivio mensile:marzo 2015

Riflessioni. La risposta di Gesù a Pilato

«… ma il mio regno non è di quaggiù”. 37Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. 38Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”. 

 

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui colpa alcuna”.»

(Gv. 18,36-38)

 

Nulla è più impopolare, al giorno d’oggi porre la domanda: «sì, ma è tutto vero?». Si fa largo uso di paroloni in ogni ambito dello scibile umano, che pare infantile porre questa domanda. É una domanda che non si vuole sentire, perché suona malevola, suona come critica, sicuramente suona come fredda. Cosa è la verità? Di certo è una domanda che rimane e deve rimanere sempre aperta, e davanti alla quale nessuno vi può mai fuggire!Non manca il timore che possa venire qualcuno che veda nella tua profondità, ti assale la paura di uno sguardo interrogativo e alla cui presenza le tue sicurezze vengano messe in discussione, e per effetto di questo timore, diventiamo tutti più logorroici quanto più ci illudiamo di sapere la verità. Il Vangelo secondo Giovanni pone questa domanda sulle labbra di Pilato, egli si sente provocato dalle affermazioni di Gesù. Si innervosisce quando Gesù, invece di rispondergli, gli domanda: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato pone l’interrogativo a bruciapelo: «che cos’è la verità?».

La figura di Pilato è complessa e controversa, è il prefetto romano che molto realisticamente, come uomo, sapeva intervenire in modo brutale, se questo gli sembrava opportuno per l’ordine pubblicola real politique innanzitutto. Ma egli sapeva anche che Roma doveva il suo dominio sul mondo non da ultimo alla tolleranza di fronte a divinità straniere e alla forza pacificatrice del diritto romanoRoma locuta causa finita. Ma quel giorno due uomini si confrontano, Pilato e Gesù, uno di fronte all’altro. Diviene il confronto fra due poteri opposti: Pilato, circondato di legionari armati, è dipendente dalle sue paure; Gesù, libero e disarmato, dipende solo da ciò in cui crede. Un potere si fonda sulla verità delle armi e della forza, l’altro sulla forza della verità. Chi dei due uomini è più libero, chi è più uomo? È libero chi dipende solo da ciò che ama, chi la verità l’ha reso libero, senza maschere e senza paure, non si dice forse è un signore.

A ben guardare un po’di Pilato si nasconde anche in noi. Abbiamo paura della verità, essa trova radice nella nostra paura dinnanzi a Dio, ovvero paura che d’improvviso ci ponga nella luce della verità e smascheri le nostre menzogne o facciate di cartapesta, dietro le quali ci nascondiamo. La verità non è unzip di bei concetti, di idee chiare e distinte, ma è più simile alla folgore, essa squarcia in maniera improvvisa la notte, e dove si abbatte distrugge e tutto illumina. La verità è il Dio vivente, e la sua parola è simile a una spada che colpisce e smaschera. Allora, il Pilato che è in noi si fa scaltro, e si avvolge sempre più nella menzogna e nell’apparenza e avvolgendosi nel potere di quaggiù che ha l’anima della guerra e si nutre di sopraffazione e di violenza. Eventualmente, in caso di opportunismo, ci si può sempre giustificare con il lavarsi le mani, appunto pilatescamente, come si usa dire.È questo un brano del vangelo che leggeremo nella Pasqua ormai vicina. Certo ognuno di noi, dovrà ammettere che la menzogna politica, la menzogna convenzionale, quella ideologica ammantata di sociale, la menzogna interessata, esercitano su di noi un fascino, ma se assecondato porterebbero su di noi una violenza devastante. Pilato non può capire, disorientato presenta Gesù alla folla e non sa dire altro: “ecco l’uomo”. La verità è proprio lì, con le braccia aperte sulla croce, dove l’altro conta più della tua vita, dove si dona tutto e non si prende niente. Dove si muore ostinatamente amando. Questo è il modo regale di abitare la terra, prendendosene cura. E quanto tu ti senti il centro del mondo, è allora che sei prigioniero di una grande menzogna. Vi raggiunga un augurio di Pasqua.

 

Padre Elio Della Zuanna

Accompagnatore spirituale ACLI

L’altro e Noi: abbattere i pregiudizi per costruire un futuro di speranza.

Ripartiamo con una nuova piattaforma digitale per tenervi aggiornati sulle attività dei Giovani delle ACLI in giro per l’Italia e per il mondo, sull’attualità e la prospettiva politica di un Paese che cerca speranza.

Il 2015 è iniziato sotto la peggiore stella: i fatti di Parigi hanno colpito in modo indelebile la nostra comunità. Il fondamentalismo islamico è entrato prepotentemente nelle nostre sicurezze, come già aveva fatto nel 2001, ed ci ha riportato ad una realtà di paura per chi utilizza la religione per promuovere un regime oscurantista e illiberale. La manifestazione che a Parigi ha portato milioni di persone a rimarcare ancora una volta i diritti di libertà di fronte alla minaccia delle armi ha testimoniato come la risposta alla violenza sia l’integrazione tra i popoli. Il lavoro che ci aspetta sarà legato non tanto ai proclami generici quanto al lavoro sul territorio soprattutto sulle seconde generazioni di immigrati del nostro paese. Sta a noi, ognuno nelle nostre comunità, muovere guerra contro il pregiudizio spingendo i giovani musulmani a chiedere di denunciare chi strumentalizza la propria fede in contrapposizione violenta agli altri. Le parole di Papa Francesco ci aiutano quando ci dicono che il fondamentalismo religioso è contro Dio.

E L’Europa è il grande nodo politico sul quale anche noi dobbiamo investire: adesso è davvero il momento di investire sull’Europa dei valori di integrazione tra culture diverse e, soprattutto, sull’Europa dell’economia sociale che non lascia nessuno indietro.

Partendo dagli ultimi: i giovani non si fidano più dell’Italia (il 70% pensa che non risaliremo la china economica nei prossimi anni, ISTAT) e non hanno torto: è aumentata la percentuale della disoccupazione Under 35 e la percezione che la scuola non assolva alla strategica funzione di facilitatore inserimento nel mondo del lavoro.

Le azioni messe in campo su questi temi risultano ancora, per lo più, da valutare: il piano Junker fatto di investimenti pubblici molto importanti non è stato ancora codificato seppur sottende un cambio di linea importante nella politica economica europea che dovrà essere sostenuto a maggior ragione dopo la fine del semestre europeo italiano. Garanzia Giovani, progetto sul quale abbiamo riposto molte speranze non decolla nel bacino dei potenziali utenti (quasi 2 milioni di NEET) ed è troppo legato ad occasioni di lavoro con poca prospettiva. Dal punto di vista normativo, dopo l’approvazione del Job Act, il governo dovrà dimostrare attraverso i decreti attuativi di voler davvero superare tutte le forme contrattuali che in questi anni hanno precarizzato il nostro mondo, valorizzando il contratto a tutele crescenti che, che seppur con qualche perplessità, può facilitare gli ingressi nelle aziende con un trattamento economico e contrattuale serio e continuo.