Ripartiamo con una nuova piattaforma digitale per tenervi aggiornati sulle attività dei Giovani delle ACLI in giro per l’Italia e per il mondo, sull’attualità e la prospettiva politica di un Paese che cerca speranza.
Il 2015 è iniziato sotto la peggiore stella: i fatti di Parigi hanno colpito in modo indelebile la nostra comunità. Il fondamentalismo islamico è entrato prepotentemente nelle nostre sicurezze, come già aveva fatto nel 2001, ed ci ha riportato ad una realtà di paura per chi utilizza la religione per promuovere un regime oscurantista e illiberale. La manifestazione che a Parigi ha portato milioni di persone a rimarcare ancora una volta i diritti di libertà di fronte alla minaccia delle armi ha testimoniato come la risposta alla violenza sia l’integrazione tra i popoli. Il lavoro che ci aspetta sarà legato non tanto ai proclami generici quanto al lavoro sul territorio soprattutto sulle seconde generazioni di immigrati del nostro paese. Sta a noi, ognuno nelle nostre comunità, muovere guerra contro il pregiudizio spingendo i giovani musulmani a chiedere di denunciare chi strumentalizza la propria fede in contrapposizione violenta agli altri. Le parole di Papa Francesco ci aiutano quando ci dicono che il fondamentalismo religioso è contro Dio.
E L’Europa è il grande nodo politico sul quale anche noi dobbiamo investire: adesso è davvero il momento di investire sull’Europa dei valori di integrazione tra culture diverse e, soprattutto, sull’Europa dell’economia sociale che non lascia nessuno indietro.
Partendo dagli ultimi: i giovani non si fidano più dell’Italia (il 70% pensa che non risaliremo la china economica nei prossimi anni, ISTAT) e non hanno torto: è aumentata la percentuale della disoccupazione Under 35 e la percezione che la scuola non assolva alla strategica funzione di facilitatore inserimento nel mondo del lavoro.
Le azioni messe in campo su questi temi risultano ancora, per lo più, da valutare: il piano Junker fatto di investimenti pubblici molto importanti non è stato ancora codificato seppur sottende un cambio di linea importante nella politica economica europea che dovrà essere sostenuto a maggior ragione dopo la fine del semestre europeo italiano. Garanzia Giovani, progetto sul quale abbiamo riposto molte speranze non decolla nel bacino dei potenziali utenti (quasi 2 milioni di NEET) ed è troppo legato ad occasioni di lavoro con poca prospettiva. Dal punto di vista normativo, dopo l’approvazione del Job Act, il governo dovrà dimostrare attraverso i decreti attuativi di voler davvero superare tutte le forme contrattuali che in questi anni hanno precarizzato il nostro mondo, valorizzando il contratto a tutele crescenti che, che seppur con qualche perplessità, può facilitare gli ingressi nelle aziende con un trattamento economico e contrattuale serio e continuo.