Di solito i mesi delle ferie si ricordano per le statistiche sulla canicola alla quale i peggiori telegiornali dedicano minuti e minuti di inutili e ripetitive congetture e per l’annosa questione delle vacanze degli italiani. Dove andranno? Quanto ci staranno? Mare o Montagna? Citta’ o campagna?
Luglio e agosto 2015 verranno invece ricordati per altro, purtroppo: le storie dell’immigrazione in Europa hanno cresciuto una tensione fortissima nel nostro Paese, frutto di una cattiva informazione e di una comunita’ che non lo e’ piu’.
Non lo e’ piu’ perche’ ha perso la memoria, quella del bellissimo libro di Gian Antonio Stella “Quando gli albanesi eravamo noi” in cui i protagonisti della ricerca della serenita’ erano i Sacco e Vanzetti accusati e condannati dal pregiudizio dell’altro diverso da loro, gli americani in quel caso.
Clandestino, immigrato, migrante, extracomunitario. I media hanno costruito un immaginario collettivo in cui ci siamo noi e ci sono loro, in cui non si cerca piu’ di comprendere le ragioni dell’altro ma e’ la paura dell’irrazionale che guida la nostra ragione. Non c’e’ da stupirsi, pero’, se gli spazi di dibattito che vengono offerti dalle TV sono quelli in cui la politica si confronta con piazze artificiosamente riempite di personaggi che si ergono a rappresentanti del quartiere A o della borgata B alimentando odio e paure con un pubblico alle spalle compiacente, ancora una volta.
Superare gli accordi di Dublino e’ necessario. Grecia ed Italia, come i paesi di frontiera UE non possono farsi carico delle speranze di chi raggiunge le proprie coste. Il diritto d’asilo europeo e’ un buon proposito, ma si scontra con gli egoismi e le indifferenze di chi preferisce girare la testa dall’altra parte rispetto ad un fenomeno storico che non si ferma di fronte ai calci nel sedere di Salvini. Perche’ pretendere il rispetto delle regole non e’ giusto, e’ proprio necessario. Rendere gli schiavi carnefici, pero’, agli occhi di chi abita le nostre citta’ e’ un atto vile ed opportunista.