Con il Giubileo alle porte, un tempo favorevole per invocare e sperimentare la misericordia di Dio, il papa di fatto domanda ora di esprimere la concretezza del Vangelo, invitando le comunità cristiane d’Europa ad accogliere una famiglia di profughi. Di fatto il Giubileo viene “decentrato” e avrà significato nella misura in cui si daranno gesti secondo il comando di Gesù che troviamo nella pagina laica del Vangelo presente in Mt. Cap. 25.
Non importa se i governanti alzano i muri o si difendono con schermaglie di parole più o meno diplomatiche se non arroganti come fanno i nostri politici casarecci e sguaiati. Il papa è parso dire: “Mi rivolgo ai miei fratelli vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore”.
L’appello del papa venuto “dalla fine del mondo” va così ad alimentare la sensazione che i popoli si stiano riprendendo la scena rispetto ai politici rissosi e inconcludenti, di certo quella della solidarietà. Un piccolo esempio è stato il convoglio di auto private partito da Vienna alla volta di Budapest, per andare a prendere lungo la strada i migranti, seppur avvertiti di incorrere nella violazione delle leggi sul traffico di esseri umani, dal governo ungherese.
È tempo di mettere da parte tante chiacchere salottiere sulla Parola di Dio: lo sguardo di Gesù si posa sempre, in primo luogo, sul bisogno dell’uomo, sulla sua povertà e fragilità. E il suo sguardo va alla ricerca del bene che circola nelle vite: mi hai dato pane, acqua, un sorso di vita, e non già, come ci saremmo aspettati, alla ricerca dei peccati e degli errori dell’uomo, o dei codicilli legalisti. Qualora tu avessi bisogno di un vademecum, ti elenca sei opere buone che rispondono alla domanda su cui si regge tutta la Bibbia: che cosa hai fatto di tuo fratello?
Padre Elio Della Zuanna – accompagnatore spirituale ACLI