Quella gente che cammina a piedi. Li chiamano rifugiati in fuga

Di Padre Elio Della Zuanna – Accompagnatore spirituale Acli

Ci scuote dal torpore della mente e del cuore, il lento flusso di quei migranti dentro i nostri confini ? Zaini in spalla, mani nelle mani, passeggini e fazzoletti in testa per ripararsi dal sole o dalla pioggia. Sono immagini antiche eppure a ben vedere sempre presenti, in un angolo o nell’altro della nostra storia. E il loro cammino fatto a piedi è di una lentezza che viaggiando dentro la cabina di un aereo o sopra un Freccia Rossa o Argento o Bianca (chi più ne ha più ne metta!) o su comode ruote di gomma non conosciamo più. Per questo ci scuote, il lento flusso di quei migranti dentro i nostri confini. Loro sono stranieri, vengono da luoghi lontani che non conosciamo e di cui sappiamo o facciamo finta di sapere molto poco. Eppure in questo loro lento cammino sull’impeccabile asfalto di un’autostrada, verso una specie di salvezza che è forse soltanto promessa di sopravvivenza ma tanto è bastato loro per mettersi in marcia. Se l’Inno alla Gioia di Beethoven — inno europeo, guarda caso opera d’un tedesco — non piace a qualcuno, mi viene in mente una canzone di quando avevamo anche noi tutti i cappelli neri in testa, allora andava per la maggiore «The times they are achangin’» di Bob Dylan: I tempi stanno cambiando. Di fronte a quelle immagini scomode che ci scuotono sostenere il contrario — quello sì — è da irresponsabili. Leggo nella Bibbia, vorrei ricordarlo a che difende le radici cristiane, e si affanna a dire “ generosità programmata” e non utopia: «Vai nel luogo che ti dirò», dice il Signore ad Abramo quando gli ingiunge di abbandonare la casa dove è nato per andare incontro a un futuro che né lui né Dio ancora conoscono. Abramo, che vuol dire «Padre Grande», è uno solo ma è come se fossero tanti. Sono lui le moltitudini di uomini, donne, bambini, giovani e anziani, sani e inermi, che nella storia si sono messe in cammino per raggiungere qualcosa di ancora sconosciuto ma carico di quella luce incerta che è la speranza. Leggo ancora dal libro dell’Esodo: «Il Signore disse a Mosè: ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido…sono sceso a liberarlo…».
Non bloccate l’atrio

perché chi si farà male

è quello che ha cercato di tergiversare

C’è una battaglia là fuori

e sta infuriando

presto scuoterà le vostre finestre

e farà tremare i vostri muri

perché i tempi stanno cambiando

Guardo l’agenda e mi richiama alla realtà ma quale? vedo che ad Arezzo le Acli hanno in cantiere il loro annuale e “tradizionale” Incontro nazionale di studi dal titolo giustizia e pace si baceranno. Ridurre le disuguaglianze per animare la democrazia….  

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