di Padre Elio della Zuanna – Accompagnatore spirituale ACLI Nazionali
L’impressione di un’Europa diventata stanca è sotto gli occhi di tutti, sarà mai possibile aiutarla a ritornare giovane e a ritrovare le sue idealità?. Nel corso della sua visita al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, giusto un anno fa, papa Francesco formulava un appello, con l’intento di risvegliare dal torpore le coscienze e infondere coraggio:
«È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità».
Quale via perseguire? Non si tratta di fare discorsi da accademia. A ben guardare nel corso della sua storia il cristianesimo europeo ha saputo accogliere in sé, aspetti e culture diverse, sapendole trasformare in modo critico e costruttivo. Siamo chiamati a una nuova visione, non soltanto di economia e di moneta unica, ma anche intellettuale e spirituale.
Una nuova via dell’Europa, tra la mobilità e il cambiamento, chiede una nuova cultura, quella delle relazioni e dell’ascolto, dell’incontro aperto alle sorprese delle persone, del dialogo che apre al confronto, della conoscenza che si apre all’amore. Solo così si salva l’identità, che è anzitutto mettere al centro la dignità propria e degli altri. L’identità non è volgersi ostinatamente indietro – anche se noi tutti, ovviamente siamo debitori del passato, del “già avvenuto” – ma in avanti, come frutto di una serie di incontri, esperienze, relazioni. Pretendere di preservare la propria identità da ogni contaminazione, vuol dire contribuire a distruggerla, perché la si costringerebbe all’isolamento e quindi all’insignificanza. La salvezza è sempre a noi estranea, “è alloggiata altrove” – avverte Michel de Certeau in Mai senza l’altro –, essa non può alloggiare in noi: chiede la ricerca e l’incontro.