di Alessia Santopaolo e Gabriella Mancuso -Servizio Civile ACLI Olanda
E’passato gia’un mese da quando un cielo azzurro con un sole timido ci ha accolto in terra fiamminga.
Tra valigie pesanti e tanti pensieri per la testa, uscendo dall’aereoporto internazionale Schiphol di Amsterdam, una distesa di campi verdi e rurali ci accolse e diede il Welkom al nostro Servizio Civile.
Camminando tra le vie romane della citta’di Utrecht e’ facile sentire il profumo di cannella e di zenzero che ci accompagnano lungo l’andare tra i palazzi colorati e le chiese storiche protestanti, tra un caffe’ e un the’ da prendere rigorasamente all’aperto lungo il canale nonostante il vento.
Le prime settimane la nostra casa temporanea era distante dal lavoro, le nostre mattine iniziavano all’alba, che con i suoi colori spettacolari ci dava il buongiorno e di colpo era facile ritrovare i profili campestri e le sfumature tanto amate e odiate da Van Gogh nei suoi dipinti.
Tra un bus e una pedalata, tra la ricerca della casa definitiva e le pratiche burocratiche, non e’stato facile ambientarsi subito e lungo la via delle Indie, come in una puntata di Pechino Express, sono iniziate le prove di sopravvivenza ai ritmi e alle abitudini olandesi come:
1) Cercare di non essere investite dallo sfrecciare delle infinite bici che danno colore e ritmo con il suono dei campanelli alle strade rettilinee e grigie della citta’;
2) Abituare il proprio metabolismo all’obbligata cena delle 18:00 e affrettarsi per guadagnarsela prima della rigida chiusura delle cucine;
3) Affrontare la convivenza con eventuali piccoli amici amanti di formaggio che qui sono visti come semplici animali domestici.
Fortunatamente abbiamo trovato spesso l’aiuto e il supporto, ma a volte anche solo un po’ di compagnia, dei nostri conterranei, che ci hanno accolto e che sono riusciti a trasportarci in un’ atmosfera familiare.
Con sguardo curioso e con attenzione abbiamo poi iniziato l’esperienza presso il Patronato delle ACLI, riuscendo a comprendere come dietro ad ogni nome, cognome e dialetto ci fosse una storia di migrazione, ognuna unica e particolare.
Attraverso l’ascolto delle parole saggie degli anziani e attraverso gli occhi pieni di estro e di voglia di fare dei giovani italiani, abbiamo scoperto qualcosa in piu’ che ha arricchito le pagine del primo capitolo del nostro Servizio Civile.
Dietro ad ogni ruga bagnata da lacrime di vita vissuta e dietro ad ogni viso appena arrivato, abbiamo letto l’entusiasmo, il coraggio, la forza, il talento, la soddisfazione o la sconfitta nell’aver scelto l’Olanda come nuova patria per poter realizzare i propri sogni, con il cuore sempre rivolto verso il sole.