Gaza, ovvero la fine dei sogni. Quando penso a Gaza, da giovane, penso alla perdita dell’innocenza di una generazione di Palestinesi costretti a subire la violenza degli adulti e dei ben pensanti che, ritenendo opportuno corroborare il proprio desiderio, politico, economico, imperialista, finiscono con il distruggere fino all’estinzione fisica il collaterale. Ora, il collaterale qui significa vite umane, persone che vengono violentate nelle proprie esistenze e nell’identità. Niente può giustificare la violenza, nessuno può autorizzarla, in nessun caso può esserci la sopraffazione del più forte. Chi ha forza protegga chi è più debole direbbe il giusto, chi ha più risorse le metta a disposizione, chi ha potere lo usi a fin di bene. L’accusa potrebbe essere di utopismo diffuso, ma niente di più sbagliato. Parliamo di rispetto della sacralità della persona nella sua interezza di identità, di continuità biologica e culturale, dell’essenza insomma. Gaza mette fine ai sogni di una generazione di Palestinesi che vivono solo incubi dettati da pesanti responsabilità dei grandi. Qui grandi non sta solo per adulti, ma per potenti. Alla fine la continuità culturale, oggi messa in discussione su più fronti, sembra un fastidio, un difetto della volontà che dovrebbe solo essere allineata all’idea più forte e perciò importante. Impariamo a disconnettere come un modem la nostra mente dalla connessione della superficialità politica e spirituale, impariamo a fare di Gaza e delle sue sofferenze un motivo di riflessione e cambiamento.
Giuseppe Marrone
Coordinatore GA Foggia